Per i popoli legati al mare, e che dal mare traevano il loro sostentamento, come i Greci, i Romani e tutti gli altri del bacino del Mediterraneo, i venti scandivano ogni fase dell'esistenza e delle loro principali attività: agricoltura, navigazione, commercio.
I racconti mitologici forniscono quindi numerose rappresentazioni di queste importanti forze della natura. Tutti i venti abitavano in Tracia, o, secondo una tradizione posteriore, nelle isole Lipari, sotto la tutela di Eolo, definito il loro "custode", o a volte "padre", o anche "dio", che viveva felice nella sua caverna sul mare con la moglie, sei figli e sei figlie.
Dal suo nome le isole furono anche dette Eolie.
Non tutti i venti erano favorevoli all'uomo, come ad esempio quelli derivati da Tifone, mostro capace con il soffio infuocato di portare scompiglio e distruzione. I più importanti, che bisognava conoscere per garantirsi una tranquilla e facile navigazione, si diceva fossero i figli di Astreo (il Cielo stellato) e di Eos (l'Aurora); erano quattro: Borea dal nord, Noto dal sud, Zefiro da ovest ed Euro da sud-est.
Borea, considerato come il soffio stesso di Zeus, è un vento impetuoso che spira dal nord con grande forza, particolarmente venerato dagli Ateniesi, convinti che avesse provveduto, con un tremendo uragano, a sgominare la flotta di Serse, il re persiano che minacciava la Grecia con una colossale spedizione. Noto, l'umido vento del sud, porta le piogge e rende difficoltosa la navigazione in certi periodi dell'anno.
Zefiro, che aveva generato Xanto e Balio, ossia i due cavalli di Achille, chiamato dai Romani Favonio, è particolarmente gradito perché annuncia la primavera e la bella stagione, favorendo la germinazione delle sementi e la ripresa della natura dal lungo sonno invernale. Euro, infine, che i Romani chiamavano Vulturno, soffia da sud-est e porta ora la siccità, ora le piogge.
Pure i venti secondari erano tenuti in giusta considerazione, poiché avevano il potere di provocare anch'essi effetti diversi. Rappresentati in forma umana, con le ali e con le guance vistosamente gonfie nell'emettere un soffio potente, sono altri quattro: Caecias o Aquilone dal nord-est, Apeliotes dall'est, Lips o Africo (poi conosciuto come Libeccio) dal sud-ovest, e Skyron dall'ovest o nord-ovest.
Otto dunque (quante ne vennero raffigurate nell'edificio costruito ad Atene nel I sec. a. C., la cosiddetta Torre dei Venti) le creature quasi divine tenute in gran conto e onorate dalla gente di mare, per la quale sempre hanno avuto precipua importanza, tanto che nella religione romana i venti e le affini tempestates erano collegati al culto di Nettuno.
Il mito
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